mercoledì, luglio 12, 2006

La schiavitù in Italia esiste, non fingiamo di non sapere


Pubblico, con il consenso dell'autore, alcuni stralci dell'intervento apparso su Libero dell'8 luglio 2006, firmato dall'Onorevole Luca Volonté, presidente Udc alla Camera dei Deputati.

"Lavoro inumano e morti e morti quotidiane ci inseguono come notizie sempre uguali alle quali ci abituiamo, più passa il tempo e più difficilmente ci passiamo sopra con una smorfia. Un altro, vabbè poveretto! Aprilia a metà tra Roma e Latina, fabbrica da terzo mondo, tutti sapevano e nessuno parlava. 15 euro al giorno, dalle 10 alle 14 ore, la gran parte italiane ridotte dalla necessità e dalla spregiudicata prepotenza del padrone-mercante, in schiavitù. Già, perché si è schiavi tout court, se si viene ridotti a non proferir parola e a dover lavorare lì dentro, tra bidoni maleodoranti di mastice e fili scoperti sul pavimento. Quando finisci la sera, alle nove o alle dieci, con i tuoi 15 euro, torni sulla via di casa, nemmeno ti accorgi di essere in vita, nemmeno riesci a cambiare l'aria dei polmoni e subito sono le sei del mattino.
(...) Sali al nord e il museo degli orrori del lavoro clandestino riappare, questavolta a Brendola tra Vicenza e Verona non sono donne italiane ma immigrati cingalesi (...)

Depauperati della loro giovinezza , violati nel loro futuro. Nessuno sapeva? Poi ti succede che ti scappano le morti, due donne come Anna Maria e Giovanna che lavoravano in una fabbrica di pochi metri quadri, uno scantinato senza via d'uscita e senza estintore nel quale sono morte asfissiate. Meglio occuparsi delle aziende multinazionali che sfruttano i bambini e ledonne in Pakistan, meglio occuparsi dei diritti dei lavoratori in Cina che guardare il mostro che sempre più ci cresciamo in casa. (...)

La cosa più preoccupante è l'ignavia, l'omissione, il menefreghismo che ci ha colpito. Una volta perché "La farò domani la denuncia", un'altra perché "ci sono i Mondiali", c'è sempre una scusa per rinviare il dovere civile.

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