martedì, novembre 14, 2006

Frammenti atomiani 2. All'ombra degli elefanti

"Il concerto lo organizziamo nel centro di Torino, in via delle Orfane 15, nella chiesa del monastero delle Clarisse".
"Forse non posso, però domenica".
"E perché?"
"Devo aiutare mia madre".
"Oh bella, ti sei messo in affari con lei?".
"Sta dando una mano alla cooperativa di papà"
"O cavolo, un business di famiglia"
"Beh, poi c'è anche la pastora. Ti ricordi? Quella che ha pronunciato l'orazione funebre al funerale di mia nonna".
"Non c'ero in chiesa. Comunque ti seguo. Vai avanti"
"Beh, mio padre, vende carta. Oggetti belli da cartoleria. Carta da regalo, segnalibri. Arriva dall'India. Là hanno gli elefanti".
"Gli elefanti? Non capisco".
"Dunque, mo' ti spiego. C'è una azienda che porta avanti il progetto. E' in India, là in India hanno gli elefanti"
"E fin qui ti seguo."
"Gli elefanti mangiano tonnellate di erba e vanno spesso in bagno".
"Quando parli non dici mai cose volgari".
"Bene, quel po' po' di roba espulsa viene buona per produrre dell'ottima carta. Il 75 per cento è fatta in questo modo, il rimanente è carta riciclata. Basta dipingerla, il risultato è una meraviglia. Mio padre è stato anche in fiera a Bologna, e ha fatto conoscereil giro il progetto. Hanno iniziato ad interessarsi della cosa anche qualche giornale e un paio di televisioni locali. Vedrai, questo progetto ha un futuro".
"Vabbe', siete impegnati. Non puoi venire al concerto. Per colpa degli elefanti, suppongo".

Trin, trin. O qualcosa che ci assomiglia".
"Sono ancora io, Atomo"
"Hai un mancamento?"
"Non ancora. Ma giro sempre con i sali. E l'aceto. Non si sa mai".
"Allora? Puoi venire a sentirmi, domenica?"
"Si, saltato tutto, dall'altra parte. La macchina che trasforma la roba degli elefanti è andata in tilt e per questo mese, sono parecchio in ritardo. Mio padre ci ha detto di rilassarci e mia madre ha deciso di andare ad aprire una chiesa a Milano. E' una chiesa sconsacrata che viene usata per gli incontri ecumenici"
"E tua madre che cosa c'entra?"
"Ha le chiavi".
"Il concerto inizia alle 5 del pomeriggio. E' l'ora del thé. A Torino hanno queste usanze. Signore e signori s'incontrano, si scambiano due chiacchiere, bevono un bicchierino e..."
"E..."
"E..."
"Va, beh. Non ho capito nulla di ciò che fate a Torino. Quindi prendo il treno dalla Centrale, arrivo a Porta Nuova, faccio dieci minuti a piedi e sono arrivato in via delle Orfanelle. Ho controllato sulla cartina".
"Suono con la mia insegnante. Vedrai, ti piacerà. Pezzi classici con la chitarra e anche il mandolino".
"Ciumbia, che bello".
"Sapevo che ti sarebbe piaciuta la cosa"
"Ma che cosa sento? Stai suonando?"
"Non perdo tempo, io. Ricordati: sono Rockabilly".

(continua)

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