giovedì, maggio 10, 2007

I furbetti del gruppettino

Le esternazioni di Renato Di Rocco, presidente della federciclismo, a margine della conferenza 'Giovani e Sport pulito' organizzata presso il Salone d'Onore del Coni, su alcuni aspetti della vicenda Basso mi lasciano piuttosto perplesso. Le agenzie riportano quanto segue:

"Sarebbe stato meglio se Basso non avesse tenuto la conferenza stampa due giorni fa. In questi frangenti, con l'inchiesta in corso, il silenzio secondo me sarebbe stato più opportuno".

"In questi giorni - ha proseguito Di Rocco - non mi sono piaciuti alcuni titoli di giornale, che hanno forzato eccessivamente concetti e situazioni. Si è esagerato sia su Basso che su Scarponi (altro ciclista che sta collaborando con la Procura Antidoping ndr.)".

Mi piacerebbe chiedere al Presidente di Federciclismo, che cosa avrebbe dovuto fare Ivan Basso? Tacere? Non parlare dopo che per mesi, quando ha proferito parola, lo ha fatto solo difendersi dietro ad uno scudo fragile di bugie. Bene ha fatto a parlare, anche se avrebbe potuto dire di più. Ma forse qualcosa ha detto a chi lo ha interrogato. Forse sono usciti dei nomi e dei cognomi. Forse sono stati fatti i nomi di medici, massaggiatori, galoppini che stanno dietro albusiness gonfiato della prestazione sportiva.

E i giornalisti secondo Di Rocco? Che cosa avrebbero dovuto fare se non scrivere, cercare di decifrare quanto accaduto. In che senso " si è esagerato?" Che cosa avrebbero dovuto farei giornalisti? Raccogliere farfalle? Dedicarsi al collezionismo di sottobicchieri? Tracannare birra tutto il pomeriggio anziché accorrere alla conferenza stampa di Ivan Basso.

Che poi l'Ivan, non tanto terribile, abbia detto e poi non detto, questo è un'altra paio di maniche. Che poi dica alla Gazzetta, che si è sentito un "pirla" - parole testuale rilasciate alla Gazzetta - durante la conferenza stampa, è un'altro paio di maniche.

Suvvia, siamo seri. Si vada avanti con le indagini, piuttosto. Si isoli e si denuncino i maneggioni, e si dichiari in prima pagina come ha fatto oggi il quotidiano Dieci, guidato da Ivan Zazzaroni, che il "ciclismo è morto".

Post scriptum: il giornalista Mura, di Repubblica, oggi in una libreria milanese, mentre firmava autografi, ha espresso lo stesso concetto: il ciclismo è in via d'estinzione. Come un dinosauro, insomma.

A Ivan Basso bisognerebbe saper dire: non ti lasciamo solo, comunque vadano le cose. Ma collabora. Comunque non se solo perché hai una moglie e dei figli.

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