sabato, agosto 16, 2008

E ora facciamo tutti il tifo per Goran

Non c'è dubbio che seguire le Olimpiadi da casa sia più faticoso rispetto a vederle come inviato sul posto. Devi mettere in conto le alzatacce, passare da uno sport e da un canale all'altro, sorbirti le telecronache di commentatori talvolta soporiferi, per non dire altro. E poi non sei pagato, non hai rimborsi spese e non puoi fare shopping per la città.
Per fortuna ci sono i blogger. In particolare Settore4cfila72posto35 (il link lo trovate nel banner che ho inserito ieri sul blog di Riserva Indiana), che è stato scovato e raccontato sul Corriere dal pezzo scritto da Maria Laura Rodotà. Egli, interista sfegatato, ci mette in guardia su ciò che vediamo. Mentre i giornalisti Rai al massimo accennano, lui usa la l'affondo diretto, ci mette il pensiero, la critica, e spesso quel pizzico di irriverenza in più. Non solo, il linguaggio è crudo, come se si parlasse fra amici al bar. Ma le parole rendono bene il concetto, e questo è ciò che conta. Prendiamo la citazione del Corriere. Il nostro amico è contento di essere stato ripreso dal Corrieronema poi aggiunge anche, a proposito dell'articolista:

Ma anche lei deve ringraziare me, visto che il materiale di metà pezzo - stringi stringi - gliel'ho fornito io. E così immagino che ieri se la sia presa comoda a Pechino e sia andata a fare shopping con mezz'ora di anticipo e mi abbia dedicato un pensiero riconoscente. Tutto ciò è bellissimo".
Ma la cosa più gustosa arriva dopo, quando invita tutti a tifare per Goran. Chi è Goran? Ecco che cosa scrive Settore4cfila72posto35: "

"mi confesso sportivamente molto puttano e ogni giorno cambio idolo. Ma quello di oggi credo che rimarrà mio idolo di default. Non ha vinto. Anzi, è uscito in batteria. Ma la sua storia è fantastica. Si chiama Goran Nava, vive e lavora (ripeto: lavora) in Brianza, ha 27 anni e, avendo la madre serba, oggi ha corso i 1500 metri con la maglia della Serbia. Goran a 19 anni è andato a studiare a Radford negli Stati Uniti, se n'è tornato in Italia con laurea e master e oggi è consulente per una multinazionale americana. Corre da una vita con risultati notevolissimi: per dire, ha 1' 48" sugli 800, la sua prima specialità. Più di recente è passato ai 1500 e quando è sceso sotto i 3' 40" ha cominciato a balenargli il pensiero dell'Olimpiade. Ma Goran - lo dico con circospezione - è uno di noi. E' uno che si scravatta la sera ed esce a correre. Lo fa in tutti i momenti liberi: si narra di un suo allenamento di 50 minuti in un autogrill, perchè era in autostrada ed era troppo distante da casa. Da un anno fa le cose serissimamente, tanto da partecipare anche a stage e ritiri della Fidal (con quel tempo, è atleta di interesse nazionale). Ma poi capisce che a Pechino non lo avrebbero mai portato, perchè aveva Obrist davanti (oggi Obrist si è qualificato per le semifinali con un tempone) e nonostante quel 3' 38" ottenuto alla notturna di Milano, record personale e virtuale chiavistello olimpico. Allora cosa fa Goran? Siccome ha la doppia nazionalità, saluta dolorosamente la Fidal e si iscrive alla federazione serba, che lo manda a Pechino. In Italia qualcuno parla di tradimento (e anche il futuro non sarà facile, perchè Nava adesso è ufficialmente un atleta straniero), ma perchè non avrebbe dovuto farlo? Perchè uno che potrebbe andare alle Olimpiadi, avendone le possibilità, deve per forza rimanere a casa? Non è il pugile 50enne che si iscrive alla federazione ungherese per combattere: è un italiano di madre serba che, per raggiungere l'obiettivo di una vita, opta per la metà del suo sangue che gli consente di farlo. Oggi, dopo la batteria, è andato ai microfoni della Rai e mi sono venuti i brividi alti così. Era ancora in piena adrenalina, gli brillavano gli occhi: "uno di noi" aveva appena corso i 1500 alle Olimpiadi, e vaffanculo a tutto il resto, alle burocrazie e ai minimi A e B, ai moralisti e ai contingentamenti. E congedandosi, salutando l'Italia da Pechino, ha dato appuntamento a Londra 2012, "ma stavolta in finale". Ragazzi, ma che due coglioni ci avrà mai sotto questo qui? Secondo me dopo la batteria glieli hanno svitati e li hanno usati per le qualificazioni del peso maschile.

Ivano Brugnetti, una (buona) medaglia di cartone

Un russo che va come una moto. Un australiano che quasi "corre", un cinese sconosciuto. Gli unici atleti credibili, nella 20 chilometri che si è svolta questa notte (alle 3 ora italiana) sono stati l’ecuadoriano Jefferson Perez, e il nostro Ivano Brugnetti, quinto e medaglia di cartone.
Ma andiamo con ordine. Vado a letto alle 22. 30 dopo aver puntato la sveglia sulle 2.50, in tempo per godermi la possibile medaglia di Ivano. Alla marcia sono affezionato perché ne ho praticata un po' da ragazzino, in tempo per farmi doppiare di sette giri dal primo in una gara all'Arena di Milano. Però, in compenso, feci il record societario evinsi un paio di scarpe da marcia. Poi Brugnetti si allena al Parco Nord, vicino a Milano che è a due passi da dove abito.
Levataccia, quindi. Partenza promettente del nostro, sempre nelle prime posizioni, senza però sfiancarsi. Metto sulla Rai, poi vado su Eurosport, ma lì c'è Rondelli che gufa su Brugnetti. Dal suo commento si capisce già come va a finire. Male. Quindi torno sulla Rai. Senza entusiasmo. Monetti è un po' soffocato, troppo nelle retrovie. Sembra parli dall'aldilà. La cronaca della marcia sulla Rai va e viene, intervallata da altri avvenimenti. La gara procede abbastanza monotona fino ad un certo punto, quando, nei chilometri finali, allunga il russo Valeriy Borchin. E' il famoso cambio di ritmo. A stare incollato al russo ci prova Jefferson Perez, uno che ci sa fare. Ivano prosegue con il suo passo. L'illusione che rientrerà sui primi in maniera graduale dura un paio di minuti, forse meno. Poi il distacco si fa voragine.

Perez tiene duro, poi cede. A me, sinceramente, questo russo mi sembra vada troppo forte.
Considerazioni, mica poi tanto personali, visto che trovano il conforto anche della Gazzetta.
"Il suo stile era ottimo – dice poi il tecnico di Brugnetti, Antonio La Torre – speriamo che poi non si scopra che lui non era pulito" alludendo alla lista dei russi tenuti sotto stretta osservazione dalla WADA (agenzia mondiale antidoping) per i controlli doping che, qualche tempo prima dell’Olimpiade, ha fatto sospendere ben 7 atlete russe. Lista di cui Borchin fa parte.

Al bronzo ci arriva invece l’australiano Jared Tallent che però marcia male, a tratti sembra corricchiare. Il cinese, non ne parliamo. Infine Brugnetti che, inspiegabilmente, ai microfoni della Rai lo abbiamo visto sereno e soddisfatto e con la voglia di tornaread allenarsi a settembre per preparare la prossima Olimpiade.

Dietro a Ivano si sono classificati gli altri azzurri, Rubino al 18esimo posto, in 1:22’11” e Nkouloukidi, 37esimo, in 1:26’53. Simpatico Nkouloukidi, non solo all’esordio olimpico "Ma anche in una qualsiasi gara di alto livello, come Europei o Mondiali".
Però mi chiedo: ha senso portare ad una Olimpiade un atleta giovane e inesperto che non ha mai partecipato ad una grande competizionePerché mandare gli atleti allo sbaraglio? Le Olimpiadi non sono anche un premio alla carriera, ovvero l'attestazione di un livellotecnico e di una maturità che si è acquisita? Questo ragazzo non poteva essere testato meglio in qualche gara a livello internazionaleprima di portarlo a Pechino con il rischio di andare in contro a qualche brutta figura?

venerdì, agosto 15, 2008

l'ora di Ivano Brugnetti

Tocca al marciatore Ivano Brugnetti dimostrare il suo valore questa notte ( alle 3 ora italiana). Si tratta di una conferma perché lui l'oro l'ha già vinto ad Atene. Sarà impegnato nella venti chilometri dimarcia.
Per gli appassionati sarà una levataccia ma potrebbe valerne la pena. Si corre, anzi si marcia per una medaglia.
Nelle intenzioni della vigilia (vedi l'intervista di oggi al Corriere della Sera), la filosofia che ispirerà Brugnetti è " tutto o niente". Ivano Brugnetti è nato a Milano, si allena al Parco Nord alla periferia nord del capoluogo lombardo. E' seguito da Antonio La Torre, uomo saggio.
Brugnetti Gareggia per le Fiamme Gialle. Quest'anno ha dato buona prova delle sue capacità che non sono in dubbio. Dovrà stare attento da un equadoriano (Pérez), da un messicano (Sanchez) e se dovesse piovere anche dai russi, soprattutto Borchin, come dice il Corriere della Sera.

mercoledì, agosto 13, 2008

"Fede" olimpica

Questa notte il riscatto della forte nuotatrice di Dolo che conquista l'oro nei 200 stile libero stabilendo il nuovo record mondiale (1'54"82) mentre Phelps continua la sua caccia a Spitz conquistando il quinto oro.
Federica Pellegrini ha seguito il suo istinto e ha nuotato da leonessa. Sempre davanti, sempre protagonista. Dopo la delusione per la medaglia nei quattrocento (la sua gara) ecco il riscatto.
Nel ciclismo prova superba dello svizzero Fabien Cancellara, delude il tedesco Schumacher. Fra le donne la prima della classe è la statunitense Kristin Armstrong. Bene Tatiana Guderzo, quarta.

Nel nuoto tanti miglioramenti cronometrici. Segnalo il sito di Eurosport che rileva come, a differenza del ciclismo, non siano stati introdotti i controlli antidoping per rilevare l'eventuale assunzione di epo di terza generazione.

Nel forum: Ma non si va troppo forte? http://it.eurosport.yahoo.com/12082008/45/pechino-2008-non-vanno-po-troppo-forte.html diverse opinioni, alcune davvero interessanti.

martedì, agosto 12, 2008

Pechino 2008

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"Medal girl" d'assalto e agli uomini restano le briciole


Guderzo, Granbassi, Vezzali, Quintavalle e Pellegrino: a guardare in questi giorni in televisione i giochi di Pechin osembra che le gesta delle nostre "ragazze" siano state capaci di offuscare, almeno per il momento, l'impegno dei colleghi maschi.
Medaglie inaspettate - Guderzo nel ciclismo e Quintavalle nel judo, medaglie annunciate e vittorie strillate - Vezzali nel fioretto - medaglie che vanno alle brave e alle belle come nel caso della Granbassi.
La telefonata del Presidente Napolitano alla Vezzali a chiudere il cerchio e a dare l'imprimatur mediatico istituzionale a tutta la vicenda.
Poi c'è l'imprevedibilità dell'artista, la Pellegrino, tutto talento e poca disciplina che butta all'aria una medaglia d'oro sicura per poi prendersi una sontuosa rivincita siglando il record mondiale.
Le gare e le finali non sono ancora finite.

C'è anche l'atletica con la nostra Di Martino (nella foto) che attende di entrare nel campo per saltare. Non è favorita, però...
Le nostre ragazze fanno notizia.

lunedì, agosto 11, 2008

Miro Panizza, il più grande dei gregari


Si può raccontare la storia di Miro Panizza? Ci ho pensato seriamente. Ne volevo fare un libro. Mi intrigava la seguente questione: campione o gregario? Oppure, mancato campione? Oppure, oppure, eppure...


Il tema aveva il suo fascino. Ma del libro, per varie ragioni, non se ne fece nulla. Però l'idea era buona.

In queste settimane, scopro che è uscito un libro proprio su Miro Panizza che si intitola " Il sogno interrotto di Miro Panizza L'emozionante sfida con Hinault al Giro d'Italia" . (Sopra la copertina, foto Ediclo)

Lo ha scritto Andrea Bacci e lo pubblica Ediciclo e qui conviene sotolineare che l'editore merita un monumento e un premio alla carriera per sensibilità e coraggio nelle scelte editoriali.


Di Panizza si doveva immortale un fotogramma, uno scatto, un episodio emblematico della sua carriera. L'autore ha scelto di raccontare la sfida tra il grande campione italiano ed un fuoriclasse francese avvenuta al Giro d'Italia del 1980. Con contributi inediti della famiglia Panizza e di diversi corridori italiani.
I

l libro non l'ho ancora letto ma provvederò presto.



Intanto ecco la presentazione tratta dal sito di Ediciclo che mi sembra possa invogliare alla lettura:
Prima di iniziare, il Giro d’Italia del 1980 ha già un vincitore, Bernard Hinault, fuoriclasse francese detto il “Tasso”. Il francese sembra avere vita facile, nonostante le gesta di alcuni italiani, come Visentini, Battaglin e Baronchelli. Ma tra tutti questi campioni, c’è un ciclista esperto, il secondo corridore più anziano al giro. Si chiama Vladimiro Panizza, ma lo chiamano la “Roccia”. Capitano mancato, Panizza è diventato negli anni un gregario di qualità ed è conosciuto per essere un uomo e un ciclista generoso, che non si tira indietro mai.


In quel Giro, a 35 anni, Panizza scopre dentro di sé quella fame di gloria e successo per troppi anni messa a tacere. Visto che nessuno si oppone allo strapotere di Hinault, allora pensa di farlo lui, in proprio. A Roccaraso si incolla alle caviglie del francese e raggiunge, per la prima volta in carriera, la maglia rosa, il sogno di tutta la vita.


Ma non si accontenta: vuole che il suo sogno impossibile, vincere il Giro, possa diventare realtà. Quella da Roccaraso a Milano diventa quindi una dura lotta tra la “Roccia” e il “Tasso” per conquistare l’agognata “Rosa”.